venerdì 22 aprile 2011

2°B - STORIA: l'Illuminismo

 L’illuminismo è un fenomeno culturale che si diffonde nel Settecento e tocca tutti i campi del sapere. Gli illuministi erano degli studiosi che si occupavano di diverse discipline e spesso non condividevano la stessa opinione. Avevano però in comune un’idea: gli uomini devono imparare a servirsi esclusivamente della propria RAGIONE per affrontare ogni tipo di problema.
 L’illuminismo non nacque dal nulla. Esso raccolse l’eredità degli scienziati del Seicento. In particolare gli illuministi appresero il  metodo utilizzato da questi scienziati per studiare la natura: il metodo sperimentale. Non bisognava accontentarsi di ciò che era stato tramandato dalla tradizione, ma osservare direttamente i fenomeni della natura, scoprire tramite esperimenti le leggi che ne regolano il funzionamento ed esprimerle attraverso il linguaggio della matematica.
Anche nel Settecento quindi gli studi e le scoperte scientifiche progredirono incessantemente:
-         lo svedese Linneo e il francese Buffon approfondirono le conoscenze sule specie animali (zoologia) e vegetali (botanica);
-         l’americano Franklin e gli italiano Luigi Galvani e Alessandro Volta fecero importanti scoperte riguardo al fenomeno dell’elettricità.
Alessandro Volta
 Gli illuministi e la religione
Inoltre questi studiosi avevano incominciato a mettere in dubbio gli insegnamenti delle Sacre Scritture, spesso affrontando la dura reazione della Chiesa (basti pensare al caso di Galileo). Proprio riflettendo su queste difficoltà gli illuministi presero a criticare apertamente la religione.
Essi sostenevano che le Chiese (soprattutto quella cattolica) avevano ostacolato i progressi della conoscenza affermando che la verità era stata rivelata da Dio per mezzo delle Sacre Scritture e che i fedeli dovevano accettarla senza discutere.
Gli illuministi, invece, volevano sottoporre le credenze religiose all’esame della ragione. Ciò che vi era di ragionevole in esse andava conservato, il resto andava respinto in quanto frutto di superstizione.
Non tutti gli illuministi condividevano però le stesse idee in proposito:
-         alcuni (i deisti), pur criticando il clero, gli aspetti irrazionali della fede, le superstizioni e le rivalità tra fedi diverse che avevano portato alle guerre di religione, credevano nell’esistenza di un Dio buono che aveva creato l’Universo e gli aveva dato ordine;
-         altri (gli atei à da – senza / theos – Dio) rifiutavano del tutto l’idea dell’esistenza di Dio. Questi ultimi ritenevano inutile e dannosa qualsiasi religione.
 Anche se avevano idee differenti, ateisti e deisti erano d’accordo sul fatto che le religioni tradizionali avevano, nei secoli precedenti, causato guerre e sofferenze. Ciascuna religione infatti aveva ritenuto di possedere l’unica verità e questa convinzione aveva spinto tutte le Chiese a compiere violenze terribili contro gli avversari.
 L’Illuminismo lottò per cambiare questa mentalità e per affermare un nuovo principio: la TOLLERANZA. Bisognava smettere di perseguitare le persone che avevano idee diverse in materia di religione: tutti dovevano poter convivere pacificamente gli uni accanto agli altri.
 La laicità
La violenta polemica contro la religione contribuì allo sviluppo di una mentalità laica, cioè un modo di riflettere sull’uomo e sulla Natura completamente diverso da quello proposto dal cristianesimo. Agli illuministi non interessavano il Paradiso o la salvezza dell’anima; essi si preoccupavano di cercare la strada per raggiungere i lbenessere e la felicità nella vita terrena  ed erano convinti che non la religione, ma la scienza e il sapere potessero garantire all’umanità un futuro d continui miglioramenti.
 Dalle "Coffee Houses" all'Encyclopedie
 Al grande sviluppo culturale che si ebbe tra Seicento e Settecento contribuirono alcuni sovrani europei. Essi, infatti, finanziarono le ACCADEMIE, istituzioni che avevano lo scopo di promuovere le scienze, la letteratura, le arti. Venivano chiamati a farne parte gli studiosi più famosi, anche stranieri, con l’incarico di svolgere le loro ricerche e pubblicarne periodicamente i risultati.
In Francia e Inghilterra erano sorte importanti accademie già durante il Seicento: la ROYAL SOCIETY di Londra, per esempio, fondata nel 1660e presieduta, dal 1703, dal grande scienziato Isaac Newton.      
A partire dal Settecento, molti sovrani, desiderosi di dare prestigio e fama ai loro regni, seguirono l’esempio inglese (società scientifiche furono create a Berlino, San Pietroburgo, Stoccolma, Copenaghen…).
 Ma non furono solo i sovrani a preoccuparsi del diffondersi della cultura. Nel “secolo dei Lumi”, infatti, cominciano a diffondersi spontaneamente associazioni culturali fondate da privati.  Per entrare a far parte di un’associazione bisognava pagare una quota di iscrizione. Questo denaro serviva per acquistare libri e riviste che, poco a poco andavano a formare una biblioteca. La spesa era vantaggiosa: i libri all’epoca erano prodotti molto costosi e un singolo individuo non poteva permettersi di acquistarne molti; entrando a far parte di un’associazione, invece, si poteva avere accesso ad una raccolta di testi più ricca, acquistata in comune con gli altri soci. Inoltre i libri erano spesso censurati perché giudicati pericolosi dai sovrani o dalle Chiese. Tuttavia molte opere circolavano clandestinamente. I testi proibiti in Patria potevano, inoltre, essere acquistati (non senza rischi) nei Paesi in cui la loro pubblicazione non era vietata.
Tra la fine del Seicento e il Settecento fanno la loro comparsa in Europa le prime RIVISTE; ce n’erano di diverso tipo: letterarie, d’arte, di politica, di economia…                                                                                 Le associazioni erano luoghi di incontro per persone che condividevano una passione e desideravano tenersi aggiornati e accrescere le proprie conoscenze.
  Uno dei simboli della vivacità culturale del Settecento è il CAFFE’. Questi luoghi erano dei circoli in cui era possibile assaggiare i prodotti provenienti dai possedimenti coloniali dei Paesi europei (come il caffè, appunto, ma anche il tè o la cioccolata). Ma erano anche luoghi di incontro in cui ci si ritrovava per fumare tabacco (altro prodotto di provenienza coloniale), leggere giornali o riviste, tenersi informati. Le Coffee House (caffetterie) erano non solo luoghi di svago, ma veri e propri centri culturali, tanto che a Londra venivano scherzosamente chiamate penny universities (università da un penny), perché il costo dell’ingresso, tazza di caffè compresa, era appunto di un penny. I caffè volevano distinguersi dalle chiassose locande e osterie ereditate dal Medioevo e frequentate dalle classi popolari: si desiderava realizzare un ambiente tranquillo dove poter conversare e studiare con serenità. Per questo molte Coffee Houses adottarono delle vere e proprie regole di comportamento per i frequentatori. Vediamone alcune affisse ad una Coffee House inglese nel 1674:


L’ingresso è libero ma prima, per favore osservate le seguenti regole di buona creanza. In primo luogo, signori e cittadini operosi siano allo stesso modo i benvenuti e siedano senz’altro gli uni accanto agli altri:, ma ognuno occupi il primo posto libero e nessuno si alzi davanti a un altolocato (nobile) per cedergli il suo posto.                                     
-Chi inizia un alterco (litigio) deve per punizione offrire da bere a ciascuno dei presenti. 
                                   -  Si dovranno evitare discussioni chiassose.                                                                                                               

-Per mantenere il locale tranquillo e lontano dalla vergogna, bandiamo (proibiamo) sia il gioco delle carte che i dadi ed ogni altro gioco d’azzardo.


Una grande importanza dal punto di vista della vivacità della diffusione della cultura la ebbero anche i SALOTTI delle famiglie aristocratiche. Un’usanza già diffusa in Francia dalla fine del Seicento voleva, infatti, che le nobildonne  più in vista aprissero i loro palazzi in determinati giorni della settimana per ricevere ospiti e conversare con loro. Era un’occasione mondana a cui erano invitati amici e conoscenti, magari accompagnati da illustri ospiti stranieri, ma venivano con piacere accolti i più celebri studiosi del momento. In queste serate si poteva parlare di tutto, dagli argomenti più frivoli e pettegoli a quelli più seri (religione, politica, scienza, cultura…). A volte il tema della serata doveva essere stabilito in anticipo. In altre occasioni venivano letti libri famosi. Il ruolo fondamentale era quello della padrona di casa: doveva intrattenere gli ospiti, coinvolgerli nel dibattito. Si trattava certamente di occasioni mondane, in cui le ricche e colte signore della nobiltà si sfidavano cercando di conquistare il prestigio nell’alta società, rubandosi gli ospiti più “alla moda”, di organizzare le serate più originali. Ma erano certamente anche occasioni di incontro e scambio di idee tra intellettuali di tutta Europa

I pensatori illuministi. L'economia e la politica.
Il desiderio di combattere l’ingiustizia, la miseria e l’ignoranza terrena portò gli illuministi a riflettere attentamente sull’epoca in cui vivevano.
Bisognava usare la ragione per esaminare la società, le usanze, le leggi per comprendere ciò che doveva essere cambiato e migliorato.
 L’economia                                                                                        
Alcuni studiosi cominciarono ad occuparsi anche di un argomento che in passato aveva interessato solo i sovrani e i loro ministri: l’economia. Bisognava comprendere quali fossero le scelte migliori per aumentare la ricchezza di un Paese.
Adam Smith
Lo scozzese Adam Smith (1723-1790), considerato il fondatore di questa disciplina di studi, sosteneva che ogni individuo doveva essere lasciato libero di svolgere la propria attività (liberismo) perché, se i governi avessero evitato di intervenire con tasse e regolamenti, i commerci si sarebbero sviluppati rapidamente, portando prosperità e benessere a un numero sempre maggiore di persone. 
La politica
Gli illuministi reclamarono inoltre il diritto di esprimere liberamente il loro parere e le loro critiche  anche a proposito delle leggi e del modo di governare. Se questa idea oggi può sembrare normale, nel Settecento era un’assoluta novità. Allora, eccetto che in Inghilterra  e nelle Province Unite, ovunque in Europa si sosteneva che  il potere dei sovrani derivasse direttamente da Dio.
Gli illuministi respinsero questo principio e affermarono che il primo dovere di un regnante era quello di garantire la felicità pubblica(cioè di tutti gli abitanti del Paese), quindi di governare nell’interesse dei sudditi. Se questa idea era condivisa da tutti gli illuministi, non tutti erano d’accordo sul modo migliore per ottenere questo risultato.
Voltaire
 Alcuni, come Voltaire, erano convinti che gli ideali dell’Illuminismo avrebbero affascinato anche i sovrani e che questi, ascoltando i consigli dei philosophes – così venivano chiamati gli illuministi francesi) avrebbero governato per modernizzare il loro Paese. Questa teoria fu chiamata dispotismo illuminato. (da despota à sovrano assoluto)
Montesquieu
Non era di questa idea il barone di Montesquieu (1689-1755). Egli era convinto che fosse necessario creare una forma di governo in cui l’autorità del re avesse limiti precisi.
Montesquieu ammirava l’Inghilterra dove il potere del Parlamento frenava quello del sovrano.
Secondo Montesquieu per governare un Paese dovevano essere messi in pratica tre compiti fondamentali:
FARE LE LEGGI (potere legislativo)
FARLE APPLICARE (potere esecutivo)
GIUDICARE E PUNIRE chi non le rispetta (potere giudiziario).
 Per avere un governo giusto e non oppressivo bisognava impedire che questi tre poteri fossero concentrati nelle mani di una sola persona. Andavano quindi separati e tenuti divisi.

Questa teoria, che Montesquieu scrisse nella sua opera più famosa L’esprit de lois (Lo spirito delle leggi), pubblicata nel 1748, è oggi adottata da tutti i Paesi democratici del mondo. Allora però venne ritenuta pericolosa, tant’è che, nel 1751, venne inserita nell’Indice di Libri Proibiti.
J.J. Rosseau

Un’idea ancora diversa era quella del ginevrino Jean Jacques Rousseau, aspramente critico nei confronti della proprietà privata e del progresso che, secondo lui sono stati la vera causa dell’infelicità umana. Affermava che l'uomo fosse, in natura, buono, un "buon selvaggio", ma che fosse stato corrotto in seguito dalla società civile e colta; vedeva questa come un prodotto artificiale nocivo per il benessere degli individui, portandoli alla degenerazione e al vizio.
 “Il primo uomo che, avendo recintato un terreno, ebbe l'idea di proclamare questo è mio, e trovò altri così ingenui da credergli, costui è stato il vero fondatore della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quanti assassinii, quante miserie, quanti orrori avrebbe risparmiato al genere umano colui che, strappando i pali o colmando il fosso, avrebbe gridato ai suoi simili: «Guardatevi dall'ascoltare questo impostore; se dimenticherete che i frutti sono di tutti e che la terra non è di nessuno, sarete perduti!»”
Rousseau era ostile alla monarchia e sosteneva che la miglior forma di governo fosse la Repubblica democratica: il popolo doveva essere il vero sovrano e quindi aveva il diritto di formulare le leggi e di scegliersi i governanti più capaci, ma anche di controllarli e allontanarli se non avessero agito per il bene pubblico. 
L’ ENCYCLOPEDIE

Se si vuole trovare un simbolo per riassumere i valori dell’Illuminismo, quello migliore, probabilmente è la grandiosa opera culturale organizzata da Denis Diderot (1713-1784) e Jean Baptiste d’Alambert (1717-1783), l’ENCICLOPEDIA. I due intellettuali francesi con la collaborazione dei migliori studiosi dell’epoca, realizzarono una colossale opera di divulgazione culturale composta da 28 volumi (17 di testi scritti -11 di tavole illustrate) pubblicati tra il 1751 e il 1772. Il sottotitolo dell’opera era Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri  
L’ambizioso scopo del progetto era quello di dare ai lettori un resoconto esauriente di TUTTO IL SAPERE DELL’EPOCA: cercare di far conoscere i progressi delle scienze e della tecnica e dimostrare la loro utilità per migliorare l’esistenza degli esseri umani. Per ogni disciplina affrontata venivano scelti come collaboratori gli studiosi più conosciuti ed esperti del tempo (parteciparono circa 160 autori). D’Alambert si occupò di matematica, Voltaire e Montesquieu di letteratura, Rosseau di musica, Buffon  di scienze, etc. etc. Furono trattati anche argomenti religiosi, economici e politici. In queste pagine si toccarono temi che stavano molto a cuore agli illuministi: la battaglia contro il fanatismo e l’intolleranza, la difesa per della libertà di critica e di espressione, la lotta contro i privilegi, la condanna dell’oppressione dei più deboli.
tavola dell'Encyclopedie sull'allevamento dei bachi da seta
Proprio per questi motivi l’Enciclopedia  fu duramente attaccata dalle autorità politiche e religiose. Il papa Clemente VIII la condannò. La pubblicazione fu interrotta più volte per ordine del e di Francia Luigi XV e poté riprendere solo grazie all’appoggio di personaggi molto influenti a corte, come la marchesa di Pompadour, grande animatrice dei salotti parigini e amante del re. Nonostante tutte queste difficoltà e il costo elevatissimo (equivalente allo stipendio annuale di un manovale), l’opera ebbe un successo straordinario: ne furono vendute 30.000 copie, moltissime per l’epoca.

 Certamente va sottolineato un fatto importante. Gli ideali dell’Illuminismo raggiunsero solo una fetta particolare, ristretta e molto privilegiata della popolazione: coloro che sapevano leggere e scrivere e che erano abbastanza ricchi da potersi permettere il lusso di acquistare libri o iscriversi ad associazioni o accademie. Tuttavia l’importanza dell’Illuminismo non va sottovalutata. L’abitudine a ragionare con spregiudicatezza e senza timore per le autorità su tutte le questioni riguardanti l’esistenza, l’abitudine a leggere, riflettere e discutere, rese più facile criticare la società ed esprimere proposte per migliorarla. Questo atteggiamento rese possibile gli avvenimenti che, negli anni seguenti trasformarono radicalmente la storia dell’Occidente.

QUESTIONARIO 
1)     1) Cosa significa il termine Illuminismo?
2)    2) Se la parola Illuminismo vuole contrapporre l’idea di luce a quella di buio, cosa rappresentano simbolicamente i termini buio e luce. Spiegalo con una tabella.
3)      3) Quando e dove si diffonde il pensiero illuminista?
4)     4)  Qual’è l’importanza dei caffè nel ’700 e perché vengono definiti  penny universities?
5)     5)  Gli illuministi non avevano tutti la stessa opinione riguardo alla religione. Cosa li accomunava e cosa li distingueva?
6)      6)  Quale illuminista viene considerato il fondatore della disciplina di studio dell’economia?
7)      7)  Spiega il pensiero politico dei tre seguenti illuministi francesi: Montesquieu; Voltaire; Rousseau.
8)     8)   Cos’è l’Enciclopedye? Chi promosse questo progetto? Quali erano gli scopi dell’opera? Chi ne ostacolò la pubblicazione? Per quali motivi?
9)     9) Spiega il significato dei seguenti termini: ATEO / DEISTA / LAICITA’ / COFFEE HOUSE / ACCADEMIA / SALOTTO / LIBERISMO / PHILOSOPHE / DISPOTISMO ILUMINATO / ESPRIT DE LOIS / BUON SELVAGGIO / ENCYCLOPEDIE / REPUBBLICA DEMOCRATICA

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