L'Italia è una Repubblica, quindi non una monarchia, in conseguenza della scelta fatta dai cittadini con il referendum del 2 giugno 1946.
2) Democratica: vuol dire che la sovranità (l’essere sovrano, avere il potere di decidere) appartiene ai cittadini. I cittadini la affidano temporaneamente (con il voto) a coloro i quali vengono giudicati più adeguati a gestire i loro interessi (delega). In realtà i cittadini hanno anche altri modi per esercitare la sovranità in maniera più diretta: x es. il referendum o la Legge di iniziativa popolare.
3) Fondata sul lavoro: il fatto che la parola lavoro sia inserita nel primo articolo della Costituzione, testimonia quanto esso sia stato considerato importante dai padri costituenti. Ma cosa vuol dire che la Repubblica italiana si fonda sul lavoro? Lo si capisce meglio se si vanno a leggere gli altri articoli che trattano questo argomento
L’art 3 dice che:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
La 2° parte sottolinea che tutti lavoratori hanno diritto a partecipare all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Hanno cioè diritto ad esprimersi sul modo in cui vengono prese decisioni che li riguardano, a protestare contro quelle che ritiene che lo danneggino (ad esempio con lo sciopero - proibito nelle dittature e garantito dalla nostra Costituzione all’art. 40) a partecipare alle elezioni (in passato solo chi aveva un certo reddito aveva il diritto di voto), ad esercitare, compatibilmente con le possibilità, il lavoro che preferisce e in cui meglio riesce.
A prima parte dell’articolo, garantendo l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, suggerisce che non si può escludere alcuna categoria di cittadini dalla possibilità di svolgere alcune professioni (come invece era accaduto durante il fascismo che, con le leggi razziali, aveva proibito agli ebrei di svolgere alcune professioni - nel servizio pubblico, nel giornalismo, etc.)
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Quindi il lavoro è un diritto che chi governa lo Stato deve sforzarsi di garantire ai cittadini, garantendo quindi la possibilità di un reddito e di una vita dignitosa, al riparo dalla povertà.
Allo stesso tempo il lavoro è considerato un dovere del cittadino. Si mette l’accento sulla scelta: per quanto possibile il cittadino deve essere messo in condizione di scegliere liberamente la professione che desidera svolgere. Questo ha a che fare anche con il diritto allo studio (trattato sempre nella Costituzione - nell'art 34): se una persona non ha grandi possibilità economiche, ma si dimostra capace e meritevole nello studio, lo Stato ha il dovere di aiutarlo economicamente (tramite borse di studio, gratuità dell’insegnamento statale di base) per dargli la possibilità di continuare la sua formazione.
Si sottolinea come che attraverso il loro lavoro i cittadini contribuiscono allo sviluppo materiale (economia, ricchezza) e spirituale (cultura, conoscenza, innovazione scientifica) del Paese.
Questi ultimi temi sono ripresi nella prima parte dell’art. 9:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
I padri costituenti hanno considerato lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica un arricchimento per tutto il Paese; hanno perciò stabilito che lo Stato si deve impegnare a sostenerli (economicamente, promuovendo progetti di ricerca, etc.)
Questo per quanto riguarda i principi fondamentali (cioè i primi 12 articoli). Ma il tema del lavoro è ripreso anche più avanti.
Abbiamo già detto che la Costituzione è divisa in tre parti:
Principi fondamentali: artt. 1-12
Parte I: artt. 13-54 (diritti e doveri dei cittadini)
Parte II: artt. 55-139 (ordinamento della Repubblica)
La 1° e la 2° parte sono a loro volta divise per argomenti in brevi capitoli chiamati Titoli.
Si occupa in modo specifico del tema del lavoro il Titolo III della 1° parte della Costituzione, intitolato Rapporti economici. Ne parleremo meglio più avanti
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